La riedizione di un vecchio gioco del grande Alex Randolph è sempre una bella notizia, e quindi è con grande piacere che ho potuto provare SILVER MINE (tratto dall’originale CARAMBA, edito da Amigo nel 1992). Potremmo quasi considerarlo una sorta di party game dove la fortuna ha una grande influenza e quindi va preso per quello che è: un modo per passare una trentina di minuti in compagnia prendendo in giro chi fa dei brutti tiri con i dadi e sopportando pazientemente i lazzi nei nostri confronti quando arriverà il nostro turno di essere abbandonati dalla Dea bendata.

Il tabellone mostra un percorso di 40 caselle che dalla riva del mare porta all’interno di una miniera, e i giocatori devono farlo percorrere al loro segnalino (un simpatico messicano baffuto) con l’aiuto di una manciata di dadi e facendo tutto il possibile per … arrivare ultimi. Ogni giocatore riceve all’inizio due pepite d’oro (Valore 10), dieci d’argento (valore 1) e un dado D6 speciale, dove la faccia con il “6” è completamente vuota (valore 0).

A turno, partendo da chi si trova più vicino alla miniera, i giocatori lanciano un numero di dadi pari alla loro posizione sul percorso: il più avanti lancerà dunque un solo dado, il secondo, due, ecc. È possibile ridurre il numero dei dadi pagando delle pepite, ma il costo cresce di round in round: le pepite vengono accantonate di fianco alla miniera e costituiscono il “bottino” di ogni round.

Pian piano i segnalini arriveranno davanti alla miniera e saranno costretti ad entrare, pagando anche qui un numero crescente di pepite (da aggiungere al bottino): chi resta fuori per ultimo incassa invece tutte le pepite che sono state pagate. Poi si riparte per un secondo round e così di seguito fino al quinto, alla fine del quale si dichiarerà vincitore chi avrà raccolto il maggior numero di pepite.

SILVER MINE, come già anticipato, è un gioco in cui la fortuna ha una grande influenza, quindi deve essere utilizzato come “filler” (per animare la serata prima di passare a qualcosa di più impegnativo) oppure per far giocare i più piccoli (è adatto a tutti da 7 anni in su). Chi preferisce giochi in cui la strategia è di rigore e nulla o quasi è lasciato al caso è bene che cambi tavolo!

Da come è stato descritto si dovrebbe aver capito che si tratta di un titolo divertente e scacciapensieri, ma l’autore ha aggiunto un paio di regole che lo rendono un po’ più vario: ogni giocatore infatti riceve una “trappola” (gettone da de-fustellare) che può piazzare dove vuole sul percorso: chi ci cade dentro dovrà tirare di nuovo 1-2-3 dadi (a seconda della sua posizione) avvicinandosi quindi sempre più all’ingresso della miniera.

Chi poi termina la sua mossa nella casella dove si trova già un altro minatore dovrà regalargli una pepita e tirare un altro dado: è anche possibile offrire pepite ad un giocatore per fargli tirare un dado extra. Tenersi sempre nelle retrovie è piuttosto rischioso perché, per tirare meno dadi, si spendono troppe pepite: quindi normalmente saremo costretti ad alternare un turno davanti a uno nelle retrovie, sempre che i dadi ci assistano.

Quando poi ci si avvicina molto alla miniera chi è più indietro ha tutto l’interesse a pagare anche un gran numero di pepite per tirare un solo dado… sapendo che se riuscirà a restare ultimo tutto il malloppo tornerà in mano sua. Divertente e senza altre pretese che far passare una mezzoretta in allegria.